La mia foto
La Societologia è la scienza dei luoghi comuni, nasce infatti nelle piazze, nei bar, nelle sale d'aspetto, nei social network e in tutti i luoghi dove le relazioni umane intessono la loro collettiva e mutevole visione del mondo.

lacquacalda è un'osservatorio sulla salute sociale, tasta solo il polso, non prescrive medicine, non fa diagnosi, per cui è anch'esso sintomo di un male sociale: quello di voler parlare ad ogni costo anche quando non si ha nulla da dire.

Lo stakanovismo non esiste. Ovvero: scappare restando immobili



Una società costruisce e distrugge i suoi miti, c’è un mito in particolare che lega la percezione di sè stessi al ruolo professionale che si ricopre, lo notiamo già dal modo in cui ci presentiamo agli altri: forniamo pochi dettagli relativi alla nostra identità privata e andiamo direttamente al lavoro che svolgiamo: chi sei? Sei un avvocato? Sei un idraulico? Sei un impiegato? La risposta detta la direzione di gran parte del rapporto e dello scambio che intercorerà tra noi e la persona che abbiamo davanti. E’ incredibile ma ci relazionaniamo da lavoratori anche quando siamo in ferie: decidiamo la gerarchia, la classe sociale, deduciamo che tipo di linguaggio adoperare, che tipo di rapporto instaurare e solo sulla base di un contenuto parziale e spesso estraneo alla vera natura dell’individuo. Solo in un secondo momento, quando abbiamo selezionato dove posizionare il nostro interlocutore, possiamo introdurre alcuni dati relativi al nostro privato: letture, sport, musica, tempo libero. In un terzo momento, che in alcuni casi non arriverà mai, scambieremo pareri sull’amore, la vita, l’amicizia e altre questioni relative ai nostri aspetti più personali ma che indubbiamente dicono di noi molto di più.
Solo i “matti” con il loro lucido distacco dalle convenzioni ti “aggrediscono” con domande imbarazzanti che vanno dritte al chi sei e non al cosa fai.
In molti casi il mestiere somiglia molto alla persona, come il cane al suo padrone. Crediamo di aver scelto un percorso sulla base delle nostre attitudini e dei nostri desideri ma è un’illusione, molte delle nostre scelte sono imposte da rappresentazioni sociali e da aspettative di ruolo: se faccio il professore sarò rispettato, se faccio l’impiegato sarò tranquillo tutta la vita, se faccio il medico non deluderò papà, se faccio il rapper mi ribellerò a papà e così via. Coll’andare del tempo la nostra personalità sfuma sempre di più nel nostro ruolo socilale e diventiamo molto simili al nostro lavoro anche nella vita privata, in questi casi si parla di deformazione professionale, termine che di per sè implica uno stato patologico.
Esiste poi una minoranza di casi in cui la corrispondenza fra professione e personalità è effettivamente alta, siamo di fronte a persone che hanno una dote vocazionale per ciò che fanno e hanno costruito il proprio lavoro atorno a sè e non viceversa, viene subito da pensare all’artista o al prete missionario ma si può essere anche contabili per vocazione.
C’è poi un folto gruppo che non vede l’ora di “svestire” i panni di Clark Kent[1] per indossarne altri altrettanto strutturati, vi sarà capitato di sentire frasi del tipo: quando esco dall’ufficio mi trasformo e pompo come un dannato sulla mia spinning bike[2] che dal mio punto di vista significa svolgere un secondo lavoro con l’unica differenza che paghi anzichè essere pagato. Alcuni, più laconici, ma sicuramente ancora prossimi allo stadio umano, ammettono che non vedono l’ora di tornare a casa per non fare assolutamente niente, ormai irrimediabilmente posseduti dal niente di un lavoro senza contenuti. C’è poi l’intramontabile gruppo degli stakanovisti, quelli che sognano di morire sul campo; li riconosciamo perchè con loro non si supera mai il livello 1 di presentazione: parleranno solo del loro lavoro anche quando sembrerà che parlino d’altro, ma non vi preoccupate, dura poco perchè devono scappare in ufficio. In effetti queste persone stanno scappano da qualcosa, ma da cosa: la moglie? I figli? L’incapacità di costruire relazioni e avere amici? L’aridità profonda che non ha permesso lo sviluppo di nessun interesse spontaneo? Non lo sappiamo, sappiamo solo che scappano restando immobili. Ma come è possibile fuggire da un mondo che tu stesso ti sei costruito? Il problema è che l’hai eretto seguendo il progetto di qualcun altro, adattandoti a una rappresentazione sociale o a delle aspettative di ruolo non tue.
Ma come è possibile costruire il proprio privato attraverso leggi estranee? Sembra un’aberrazione, una contraddizione in termini, eppure è ciò che molte persone fanno più o meno consapevolmente. Uno dei tanti sintomi che confermano questa idea è che la stessa società che ha introdotto il concetto di multitaskin[3] è in effetti una società monotasking per eccellenza. Abbiamo poche competenze e quelle poche sono a servizio di terzi e inapplicabili al di fuori di un circoscritto processo produttivo. Se veniamo espulsi da tale sistema le possibilità di autonomia sono scarse, non sapremmo neppure coltivare i pomodori sul balcone di casa o fare riparazioni domestiche o costruire un giocattolo a nostro figlio, perchè il nostro tempo libero lo abbiamo passato nel vuoto domestico o nel vuoto a pagamento, convinti che il mestiere fosse il nostro e che noi fossimo il nostro mestiere.
....continua...
Elena Pascolini



[1] Clark Kent: il nome di Superman quando è in borghese, è il simbolo dello stakanovismo anglosassone, un uomo che lavora tutto il giorno e che quando è libero lavora di più e senza stipendio.
[2] La spinning bike è una ciclette da competizione dove ci si sfida in velocità, restando immobili.
[3] Multitasking: termine mutuato dall’informatica che definisce l’adattabilità a più funzioni di un sistema, nel gergo professionale si intende il possesso di più competenze.
_________________________________________________________________________________

Lo Stakanovismo è un termine che origina dal suo inventore, tal Aleksej Grigor'evič Stachanov. Non sappiamo da cosa scappasse costui, ma sappiamo che era un minatore sovietico del secolo scorso passato alla storia per aver ideato un metodo di estrazione che gli permise di raccogliere 102 tonnellate di carbone in meno di 6 ore. Il regime lo fece passare per eroe creando a suo uso e consumo l’iconografia del lavoratore ideale che coincide con quella dello schiavo ideale. Il nostro modello di “staordinarista” deriva piuttosto da una cultura anglosassone e precisamente dall’etica del lavoro di Martin Lutero (di cui cito a seguito le regole per essere infelici) filosofia a sostegno dello sviluppo della rivoluzione industriale che bramava braccia che pensassero il meno possibile e aquirenti che comprassero il più possibile:
1. Nessuno muore di lavoro; e invece l'ozio e la mancanza di occupazione rovinano il corpo e la vita; l'uomo infatti è nato per lavorare, come l'uccello per volare.
2. Chi parla di agricoltura dice: sono le orme del padrone che ingrassano il campo; e non c'è concime migliore per il campo di quello che cade dalle scarpe del padrone; cioè se il padrone va spesso sui suoi campi.
3. Possedere esteriormente denaro, beni, terra e servi infatti non è un peccato come tale, bensì dono e disposizione divini.
4. L'uomo deve e può lavorare e fare qualcosa [...], perché se non lavora Dio non gli dà nulla.
5. La vita non è riposo, ma trasformazione del buono in meglio.
6. Dobbiamo attenerci con lieta coscienza al nostro mestiere, e sapere che con la nostra opera facciamo più di chi avesse fondato tutti i conventi e retto tutti gli ordini; anche se è il più piccolo dei lavori domestici.
7. Ciascuno deve produrre quel tanto da potersi mantenere e non essere di peso agli altri, bensì di aiuto.
8. Il lavoro in sé è gioia.
9. Sarebbe proprio necessario che nella cristianità venisse abolita ogni forma di mendicità [...], ogni città si curi dei suoi poveri e non lasci entrare mendicanti di fuori.
10. Cristo non vuole che non si possieda e non si accetti denaro né beni, o che se li si ha li si getti via, come hanno insegnato e fatto numerosi pazzi tra filosofi e dei santi pazzi tra i cristiani. Egli permette infatti che tu sia ricco, però non vuole che l'amore sia legato a ciò.
11. Quelli che non difendono e non mantengono nessuno, ma consumano, oziano e impoltroniscono soltanto, il principe non dovrebbe tollerarli nel suo paese, ma cacciarli o costringerli a lavorare: come fanno le api, che cacciano via i fuchi che non lavorano e mangiano il miele delle altre api.
Noi Italiani siamo un popolo confuso, ci dicono di comportarci come i Protestanti ma il nostro Cattolicesimo ci fa sempre sperare in una mano dal cielo...
E.P.


Nessun commento: