Nello scorso numero abbiamo
brevemente descritto l’origine neuroendocrina della paura e abbiamo chiarito che i nostri antenati
grazie al meccanismo di attacco o fuga, provocato dalla percezione di un pericolo,
sono sopravvissuti in ambienti ostili e
si sono evoluti fino ai nostri giorni, per finire dalla caverna alla
scrivania. Chiaramente anche i pericoli e le paure sono evolute e la tigre dai
denti a sciabola si è estinta lasciando il posto a nemici all’apparenza meno
aggressivi, ma più subdoli ed equivoci. Facciamo un esempio, se il cavernicolo
trova sul suo sentiero la tigre dai denti a sciabola sa esattamente come
comportarsi: il terrore immediato da rapido impulso all’amigdala che a sua
volta mobilita l’ipotalamo e le ghiandole surrenali, avviando un processo di
secrezioni ormonali, come l’adrenalina e la noradrenalina, responsabili di
importanti reazioni organiche tra cui l’accelerazione del battito cardiaco, la
migrazione circolatoria dagli organi interni al sistema muscolare, l’incremento
della frequenza respiratoria e l’
inibizione dell’insulina con relativo aumento degli zuccheri nel sangue. Questo
processo rende la risposta di fuga o di attacco molto più efficace perché
mobilita tutte le risorse a favore della capacità muscolare e della risposta
aggressiva; il risultato è che il cavernicolo scappa molto più velocemente o
attacca molto più efficacemente. Concluso il brutto incontro tutti i valori
tornano nella norma. Ora facciamo un
salto in avanti di 200 000
anni e ritroviamo il nostro cavernicolo che ha abbandonato il perizoma di
pelliccia a favore di una più scomoda cravatta e siede pacifico dietro una
scrivania, lontano da belve e insidie selvagge. La sua serenità è solo
apparente perché in effetti la dirigenza ha
annunciato che avverrà presto un taglio del personale e una
ricollocazione di molti dipendenti, perché la crisi è la crisi e non risparmia
nessuno. Un suo diretto superiore sta divulgando discorsi volutamente vaghi su
chi dovrebbe o non dovrebbe subire l’effetto diretto dei tagli, facendo intendere che si è già in possesso di
una rosa di nomi ma che, se i “candidati” dimostrano dedizione e indiscussa abnegazione per il
raggiungimento del budget, tale lista
nera può essere ridiscussa. Ovviamente sono necessari maggiori sacrifici, più
straordinari volontaristici e una mano sulla coscienza quando si fa il piano
ferie. Ecco cosa accade al nostro homo sapiens impiegatus: la paura di essere
lui l’eventuale prescelto e l’ansia prodotta dalla sensazione di perdita di
controllo sulla propria vita inviano un messaggio di avvertito pericolo all’amigdala che mobilita l’ipotalamo e
le ghiandole surrenali, avviando la secrezione di adrenalina e noradrenalina, e
di seguito le reazioni organiche già descritte. A questo processo dovrebbe seguire la risposta di attacco
o fuga che viene intercettata e inibita dalla corteccia primaria, che informa il soggetto che il pericolo da lui
avvertito non è una tigre dai denti a sciabola ma è un’idea, è un ansia, è
un’angoscia: è, in poche parole, una paura
astratta ma che potrebbe avere conseguenza concrete. Altra sofisticata differenza tra il
cavernicolo e l’impiegato è che la paura astratta, a differenza di quella
tangibile, è persistente, durevole e
costante: ti segue a casa, ti accompagna a letto e la mattina si sveglia prima
di te. La risposta organica, che d’ora
in avanti chiameremo stress, è
comunque innescata e persiste giorno dopo giorno senza potersi esprimere nello
sfogo reattivo per il quale è geneticamente predisposta. Come risultato a lungo
termine avremo l’insorgenza di numerose patologie a carico del sistema
cardiocircolatorio, del metabolismo, dell’apparato gastrointestinale con
conseguenti disfunzioni, di cui la più
dannosa è l’abbassamento delle difese immunitarie che rendono il soggetto preda
di un’infinità di ulteriori patologie, nessuna delle quali è facilmente riconoscibile
come malattia professionale. L’organismo
del soggetto è sottoposto ad una pressione eccessiva che potrebbe sedarsi solo
al cessare dello stimolo o con prolungato riposo, ma nessuna delle due
condizioni è facilmente verificabile, viste le premesse.
Il caso che ho esposto non fa
riferimento a fatti o persone reali ma è funzionale a fornire un esempio sui
meccanismi che sottendono la risposta alla paura, non posseggo difatti elementi
che comprovino l’effettivo incontro tra il cavernicolo e la tigre dai denti a
sciabola.
Elena Pascolini
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